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Partita IVA o lavoro occasionale?

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Data
2 febbraio 2021
Inserito da
Studio Caggegi&Mazzeo
Categoria
Lavoro

a cura del Dott. Emanuele Caggegi

 


Partita IVA o prestazione occasionale? Quando è obbligatorio aprire la partita IVA e quando invece è possibile lavorare senza partita IVA?

Se sei entrato da poco nel mondo del lavoro e intendi sviluppare il tuo business, ti sarai sicuramente chiesto se e quando dovrai aprire la tua partita IVA, quali sono le modalità e quali regimi contabili adottare.
 
Prima di giungere a conclusioni affrettate sappi che occorrono dei requisiti soggettivi ed oggettivi per far sorgere l’obbligo di apertura di una partita IVA con tutti gli adempimenti amministrativi che ne conseguono. Altrimenti non scatta nessun obbligo di comunicazione in tal senso.


Quando non serve aprire la partita IVA?

Se stai esercitando la tua attività nel rispetto di certi limiti, allora puoi benissimo operare come lavoratore occasionale.


Chi è il lavoratore autonomo occasionale e quali limiti deve rispettare?

Sei un lavoratore autonomo occasionale se effettui un’attività di fornitura di beni o prestazione di servizi in modo occasionale, non continuativo o abituale, senza essere soggetto ad alcun tipo di subordinazione, senza superare i 5.000 € lordi annui e un arco temporale di durata non superiore a 30 giorni verso lo stesso committente.
 
Se ad esempio sei un web designer o chicchessia, ed entro la fine dell’anno hai fatturato soltanto 5.000 € comprensivi di bolli e ritenute, ed hai fornito il bene o servizio allo stesso acquirente per un massimo di 30 prestazioni, puoi continuare ad esercitare la tua attività di lavoro autonomo occasionale senza aprire la partita IVA. Dal  momento in cui superi i predetti limiti hai l’obbligo di comunicarlo all’INPS che provvederà all’iscrizione della tua posizione nella gestione separata, e ciò comporta che dovrai versare per la differenza i contributi dovuti secondo le aliquote vigenti a quel momento.


Come si fa una ricevuta per prestazione occasionale?

Il rapporto di lavoro occasionale non è soggetto a normativa IVA, pertanto non si dovrà emettere fattura ma solamente una ricevuta per i compensi percepiti. Questa ricevuta per prestazioni occasionali deve contenere:
- Dati anagrafici del lavoratore occasionale (nome e cognome, data di nascita, codice fiscale, ecc.);
- Dati anagrafici del committente o acquirente;
- Oggetto della prestazione;
- Importo netto percepito o compenso lordo meno la ritenuta applicata;
- Data, luogo e firma del lavoratore occasionale;
- La dicitura “prestazione fuori campo IVA ai sensi dell’articolo 15 del DPR 633/72”.


Esempio di ricevuta per prestazione occasionale:

Nome e cognome
Codice fiscale
Città e via
Recapiti
 
Spett.le
Nome e Cognome del committente/acquirente
Codice fiscale/partita IVA
Città e via
Recapiti
 
Nota n.                                del
Io sottoscritto                          , nato a           il                    e residente a                         , Via                                             , n.
 
RICEVO
 
in data                                 la somma di       €                               per il lavoro occasionale di consulenza eseguito nel periodo

Compenso
Ritenuta
Marca da bollo
  Netto a pagare
 
La prestazione è di natura occasionale ed è esclusa dall’applicazione dell’IVA (art. 15 del D.P.R. n. 633 del 26 ottobre 1972).

 

Data
Firma

 


Quando bisogna applicare la ritenuta?

Premesso che esistono diversi tipi di ritenute per i redditi percepiti (che approfondiremo nei prossimi articoli), se la prestazione è rivolta ad un soggetto che la richiede nell'ambito della sua attività di impresa, tale da far individuare il committente quale sostituto d'imposta, allora si applicherà la ritenuta d’acconto a titolo Irpef, nel nostro caso pari al 20% del compenso percepito.
 
Entro il giorno 16 del mese successivo al pagamento della stessa, il cliente dovrà provvedere al pagamento della ritenuta mediante modello F24 con codice tributo 1040. Poi, entro la fine di febbraio dovrà fare la certificazione unica, ossia una comunicazione dell’imposta che ha versato nel corso del precedente anno per nostro conto. Con questo meccanismo che può sembrare articolato, possiamo indicare in dichiarazione, dei redditi che altri soggetti hanno già versato per noi.

Quindi se ad esempio dobbiamo 1.000 € di imposte e nel corso dell’anno ci hanno applicato 400 € di ritenute d’acconto, a giugno in dichiarazione dei redditi dobbiamo versare solo 600 € a titolo di saldo d’imposta.

Nel caso di prestazioni rese nei confronti di privati, non sorge alcun obbligo di applicazione della ritenuta.


Quando bisogna applicare la marca da bollo?

Se l’importo della prestazione occasionale supera i 77,47 €, sulla ricevuta originale da consegnare al cliente occorre inserire una marca da bollo da 2 €. Sulla propria copia basta indicare “imposta di bollo assolta sull’originale”.


I professionisti iscritti all'albo, o per i quali sorge l'obbligo di iscrizione all'albo, possono effettuare prestazioni occasionali?

In merito al rapporto "professionisti con albo e lavoro occasionale", a lungo si è dibattuto se i professionisti iscritti o che hanno l’obbligo di iscriversi in appositi albi professionali come gli avvocati, i notai, i commercialisti, gli ingegneri, ecc, devono o meno aprire la partita IVA per svolgere la propria attività, anche se stanno lavorando in maniera del tutto occasionale. 

Le ultime sentenze hanno pertanto sottolineato che soltanto nel caso in cui la collaborazione è realmente occasionale e non rientrante tra le attività tipiche legate alla professione, tali professionisti possono intraprendere il lavoro autonomo occasionale ed emettere regolare ricevuta per prestazione occasionale. 


Quando occorre aprire la partita IVA? Quando non è più possibile lavorare con prestazioni occasionali?

Qualunque sia la tua attività, che si tratti di fornitura di beni o di prestazione di servizi, se la stai svolgendo con il requisito della professionalità, della continuità e sistematicità nel tempo, in modo organizzato e se rappresenta una tua fonte di reddito tale da far pensare ai terzi che stai esercitando un’attività, allora sorge l’obbligo di apertura di una partita IVA per regolarizzare la tua posizione verso l’Erario e gli enti previdenziali e assicurativi.
 
Attenzione: prima di aprire la tua partita IVA il consiglio che mi permetto di darti è quello di predisporre un business plan per capire se sarai in grado di sostenere nel tempo la tua idea imprenditoriale, facendo una valutazione accurata dei tuoi punti di forza, di debolezza, delle minacce e delle opportunità che offre il mercato.

Da qui puoi scaricare gratuitamente il nostro report su come realizzare il tuo Business Plan di successo in 8 semplici passi, una guida semplice e rapida che ti aiuterà ad iniziare la tua avventura imprenditoriale col piede giusto!


Come aprire la partita IVA?

Attraverso la sezione Comunicazione Unica del Registro delle Imprese è possibile la trasmissione telematica dei dati per richiedere l’attribuzione della partita IVA o del codice fiscale all’Agenzia delle Entrate, unitamente all’inizio dell’attività, e contemporaneamente indirizzare gli stessi dati anche all’INPS e all’INAIL.
 
È necessario compilare ed inviare il modello AA9/12 se si tratta di persone fisiche, il modello AA7/10 se si tratta di soggetti diversi dalle persone fisiche, e il modello Anr/3 se si tratta di soggetti non residenti.
In base al tipo di attività svolta saranno inoltre necessarie le autorizzazioni varie e le certificazioni per il corretto esercizio del tuo business.
 
Se sei un artigiano o un commerciante, oltre alla comunicazione di inizio attività hai anche l’obbligo di iscrizione presso la Camera di Commercio territorialmente competente.


Quale regime contabile adottare?

L’articolo 13, comma 1, DPR 600/1973 individua 2 diversi regimi contabili:

1. Regime ordinario previsto per tutte le società di capitali e per tutte le imprese che superano nell’anno i limiti previsti per l’accesso al regime di contabilità semplificata (500.000 € per prestazioni di servizi, 800.000 € per altre attività);

2. Regime semplificato o naturale previsto per tutte le imprese che non superano nell’anno:
  • 500.000 € per le imprese aventi per oggetto prestazioni di servizi;
  • 800.000 € per le imprese aventi per oggetto altre attività diverse dalla prestazione di servizi.
Se svolgi un’attività mista:
- nel caso di contabilità unica per tutte le attività esercitate, si considerano prevalenti le attività diverse dai servizi e il limite da considerare è di 800.000 €;
- nel caso di contabilità con separata annotazione dei ricavi per ciascuna attività, si deve considerare l’ammontare dei ricavi riferito all’attività prevalente che ha conseguito il maggior ammontare di ricavi. Ad esempio, se la tua attività prevalente è quella di prestazione di servizi, allora il limite da considerare è 500.000 € e non 800.000 €.
 
Il regime ordinario è il regime più completo e anche quello più oneroso da mantenere, in quanto comporta l’elaborazione completa di tutti gli aspetti aziendali, tra cui quelli finanziari, patrimoniali ed economici, nonché la tenuta di tutti i libri sociali e contabili necessari. D’altro canto consente una rappresentazione dei fatti gestionali il più attendibile possibile, garantendo una maggiore affidabilità dell’azienda nei confronti di banche, clienti, fornitori e Stato.
 
Il regime semplificato invece comporta una gestione più snella dell’attività ed è anche il meno oneroso da mantenere, non tiene conto degli aspetti finanziari, non richiede la tenuta di altri libri contabili e sociali a parte i documenti e i registri obbligatori, garantisce una pratica elaborazione dei dati rispetto alla maggiore affidabilità dei fatti di gestione di un’azienda in contabilità ordinaria.
 
Il regime contabile adottato è valido per un anno e si rinnova tacitamente. Se avevi scelto il regime ordinario e nel corso dell’anno vengono meno i presupposti per restarci, allora per l’anno successivo passerai al regime semplificato.
 
È inoltre possibile ricadere nel regime ordinario per semplice comportamento concludente oppure per opzione, spuntando l’apposita casella della dichiarazione annuale IVA, ma in caso di scelta per opzione tale regime è vincolante fino a quando non si decide di comunicarlo dall’apposito rigo della dichiarazione IVA.
 
Se invece non hai costi da sostenere ed un volume d'affari basso, la Legge di Stabilità 2015 ha introdotto a partire dal 2016 un nuovo regime agevolato: il regime forfettario.

 
Tutto chiaro fin qui?

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